SCA BIM methodology applied to the design process

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Studio Costa Architecture (SCA) è uno studio internazionale di architettura con sede a Roma, dal 1973, e Dubai, dal 2006. In quarant’anni di esperienza internazionale ha sviluppato un approccio all’architettura innovativo e sostenibile, attraverso una multidisciplinarietà progettuale che va dalla scala urbana ed architettonica, al restauro e all’Interior Design utilizzando le migliori tecnologie BIM ed integrandole in ogni fase progettuale. Durante la manifestazione da poco conclusa di Open House 2019 a Roma, Studio Costa Architecture aprendo il proprio ufficio al pubblico ha deciso di rendere fruibili interattivamente i propri lavori in BIM, con proiezione di video e esperienze immersive attraverso l’utilizzo di tecnologie di real-time render e dispositivi visori per la realtà virtuale. Il BIM è quindi diventato l’approccio standard dello studio alle varie commesse, come ci hanno raccontato in un’intervista corale alcune figure dello studio.

Qual è stata la motivazione principale nella scelta di implementare la metodologia BIM?
Angelo Costa – Chief Design Officer. La scelta è stata dettata principalmente dalla necessità di affrontare sfide progettuali riferite al panorama internazionale e ai mercati di riferimento storici dello studio, rappresentati dai paesi arabi del Middle East ed in particolare dalla città di Dubai, nei quali la struttura normativa e di organizzazione e sviluppo delle attività di progettazione e costruzione, di matrice anglosassone, prevedono da ormai molti anni l’utilizzo del BIM ai più alti livelli degli standard internazionali.
La crescente richiesta da parte dei partner di SCA di mettere in campo capacità tecniche e manageriali di complessi progetti per le fasi esecutive e costruttive in ambito BIM oltre che capacità progettuali e di design, ha rappresentato per SCA la giusta opportunità per immaginare e pianificare questa delicata trasformazione dello studio.

Come vi siete strutturati per operare il cambiamento?
Valeria Alfonsi – Design Director. Fin dalle primissime fasi, coerentemente alle proprie specificità, SCA ha lavorato all’individuazione di obiettivi a medio e lungo termine e alla pianificazione di tutte le attività da avviare per il raggiungimento degli stessi. In particolare è stato individuato come ambito strategico di sviluppo quello dell’Interior Design di alto livello, raramente menzionato nei casi studio relativi al BIM, ma di interessante applicazione.
La nostra filosofia è da sempre quella di mettere al centro il progetto di Architettura senza scendere a compromessi che possano incidere negativamente sulla qualità. Per questo abbiamo cercato di non perdere di vista il nostro obiettivo riconfigurando la nostra metodologia di lavoro senza però stravolgere il processo di workflow creativo e di lavoro. Questo è stato possibile considerando il BIM come occasione per integrare la progettazione su più livelli ed implementando l’intero processo con gli strumenti che riteniamo più idonei ad ogni fase di progettazione.
La configurazione del team è stata rafforzata con figure di alta competenza BIM. Ogni elemento del team è incoraggiato ad essere parte attiva nello sviluppo del progetto e ad ognuno è richiesta una trasversalità professionale che supera i limiti del mero tecnicismo richiesto alle volte alla figura del BIM operator per consentire a tutti una buona crescita professionale, in primo luogo come architetti. Il processo è in continua definizione e miglioramento grazie ad un programma di training interno continuo, meeting settimanali dei design teams e sessioni di lesson learned di fine progetto.
David Rizzuti – Project Director. Dal punto di vista del project management il passaggio al BIM ha comportato una revisione delle procedure. Una corretta gestione del progetto, che tenga in conto efficienza e sostenibilità dell’iter progettuale, non può prescindere dalla conoscenza delle dinamiche produttive e delle tecnologie impiegate.
In questo senso, la necessità di adattare il processo creativo/produttivo a strumenti e tempistiche nuove, ha richiesto l’impegno congiunto di tutti i dipartimenti coinvolti nella ridefinizione di standard e procedure interne. L’interesse dimostrato dal team, oltre che dai clienti, nei confronti delle potenzialità del sistema BIM, ha poi consentito di progettare e mettere in atto un riassetto radicale dello studio, dal punto di vista del metodologico e gestionale, in tempi brevissimi.

Quali vantaggi riscontrate quotidianamente nella progettazione in BIM?
Livia Geusa – BIM Coordinator. Abbiamo riscontrato come il BIM risulti uno strumento efficace nella gestione di progetti ad alta complessità consentendo di dare rapido riscontro in termini di tempistiche alle richieste di miglioria progettuale da parte del cliente, e in termini di produzione alla necessità di comprimere le fasi di progettazione, definendo un progetto esecutivo a partire da un concept avanzato. Questo processo è oggi possibile grazie all’implementazione, realizzata fin dai primi progetti , delle librerie riguardanti famiglie, materiali, dettagli e soluzioni tecniche. Le librerie sono continuamente aggiornate e migliorate attraverso l’inserimento di parametri aggiuntivi e metadati. Tutti insieme questi dati concorrono all’elaborazione grafica, abachi e tabelle personalizzate che contengano informazioni sempre complete e aggiornate riducendo drasticamente la possibilità di errore. Infine, dal modello tridimensionale, è possibile ottenere sia durante che alla fine del processo compositivo e progettuale immagini utili ad una visualizzazione fotorealistica del progetto attraverso video, renderings, immagini a 360° che, utili soprattutto nell’interior design, permettono al cliente di visualizzare in modo semplice ed immediato il progetto nella sua completezza. Un output virtuale di questo genere semplifica e riduce la distanza non solo con il cliente ma anche con un fruitore esterno.

Può raccontarci di alcuni progetti recenti che sono esemplari del vostro percorso nell’implementazione del BIM?
Valeria Alfonsi – Design Director. Nell’ultimo anno abbiamo lavorato su due commesse particolarmente importanti inserite in un progetto più ampio per un High Luxury Hotel di nuova costruzione a Dubai. I due progetti sono relativi ad una SPA e Wellness Area su tre livelli (3.500 m2) e all’intera area Food & Beverage composta da 6 ristoranti e un cigar lounge club su due livelli (1.500 m2) ed un Beach restaurant (700 m2).
Sebbene tutti i progetti siano stati sviluppati in Revit quello che ha rappresentato la sfida più complessa è stato il progetto per la SPA. Una complessità a vari livelli: per dimensione della commessa, per l’ articolato coordinamento con le altre discipline e per le caratteristiche del design innovativo, definito nella fase di concept in accordo con le indicazioni del cliente. Il progetto è stato ideato fin dal principio con un linguaggio contemporaneo che definisse spazi fluidi e dinamici caratterizzati dall’uso di materiali naturali, con un’attenzione particolare alla definizione del dettaglio ed alla lussuosità delle finiture. Abbiamo quindi lavorato con volumi scultorei dalle forme fluide che non sono state di semplice gestione all’interno di Revit un programma che, se non adeguatamente gestito, avrebbe potuto porsi come un limite al nostro intento progettuale.
Per questo abbiamo lavorato con l’integrazione di software esterni e con l’editing di famiglie dal design ‘custom’ che ci hanno consentito di ottenere un modello Revit estremamente fedele e dettagliato.

Quali sono state le maggiori difficoltà che avete affrontato?
Davide Giambelli – BIM Manager. La principale difficoltà riscontrata è stata quella di gestire in tempi ristrettissimi il processo di conversione dello studio alle logiche generali del BIM e alle modalità di svolgimento delle prime commesse secondo le linee guida BIM fornite dai Partner per la progettazione.
I progetti di ID si inseriscono spesso all’interno di grandi interventi edilizi progettualmente avanzati e le discipline coinvolte nella progettazione esecutiva sono moltissime e settoriali. L’ID di aree destinate a funzioni speciali è la disciplina che per ultima si inserisce nel processo progettuale e questo talvolta comporta un importante lavoro di coordinamento e revisione da effettuarsi in corsa con le altre discipline, soprattutto con quelle di natura impiantistica.
In questo senso solo l’esperienza sul campo ha permesso di delineare le corrette modalità di lavoro; ancora oggi una parte consistente del lavoro di BIM e Project Management è finalizzato all’ ottimizzazione dei workflow operativi.
A questo si affianca il fatto che, specialmente nell’ ambito dell’Interior Design, i software BIM, non siano propriamente adatti alla modellazione di elementi di design ‘custom’ di forma complessa. SCA nella fase di sviluppo del concept che precede quelle esecutive si avvale quindi di software di modellazione tridimensionale free-form e nurbs attraverso i quali generare modelli molto avanzati in termini di approfondimento geometrico.

Cosa ne pensa dello sviluppo del BIM in Italia?
Davide Giambelli – BIM Manager. La percezione è che il BIM stia avendo sviluppi velocissimi nei suoi aspetti teorici, accademici e nelle applicazioni concrete riferite a importanti casi studio in Italia e all’estero alla media e grande scala senza riuscire ancora a porsi come modalità di lavoro inclusiva di tutte le realtà professionali presenti sul territorio nazionale.
E’ importante ricordare che il mondo degli studi di architettura, intesi come luoghi in cui idealmente i progetti prendono forma a partire da un foglio bianco e si sviluppano successivamente fino alle fasi esecutive, è costituito prevalentemente da realtà piccole e medio piccole, per le quali il BIM prima di rappresentare un’opportunità di crescita si pone come un importante investimento economico in termini si software, formazione, riassetto organizzativo, impiego di risorse umane e certificazioni.
Cambiamenti così importanti possono avvenire in modo ottimale solo se correttamente stimolati dal mercato attraverso la crescente offerta di commesse contrattualizzate in BIM e remunerate come tali in ambito pubblico (gare e concorsi di progettazione) e privato o se resi graduali attraverso l’identificazione all’interno degli studi stessi di progetti pilota o di ‘progetti in parallelo’ in cui sperimentare e comprendere appieno lo strumento in attesa di una futura opportunità di utilizzo.